Il Fondo Levi custodisce la biblioteca personale di Ugo e Olga Levi e, in particolare, conserva la raccolta di diversa provenienza delle musiche di proprietà delle famiglie dei due fondatori, a partire dall’Ottocento fino agli anni Sessanta del secolo scorso. Musiche che testimoniamo non solo il percorso storico intellettuale dei Levi, ma anche il gusto musicale del tempo. 

Sono più di 6.000 esemplari di vario formato, in prima edizione o di pregio e distribuiti nelle sezioni LEVI A, B, C e D.

Le composizioni musicali, partiture e spartiti, catalogate e ricercabili in OPAC-Sbn, sono relative all’opera lirica, al repertorio cameristico e solistico di singoli strumenti, al ballo, ai temi del musical e ai motivi che accompagnavano le pellicole del cinema hollywoodiano, nonché ai maggiori successi delle canzoni di musica leggera. Altre composizioni sono tipiche della cultura della musica di fine Ottocento, come brani a carattere descrittivo, rondò, variazioni su arie e motivi in voga, fantasie, pot-pourri, galop e danze, marce, e in epoca novecentesca, canzoni di tradizione popolare, soprattutto di area veneta-veneziana.

Sono musiche che raccontano, documentano, tracciano memorie di possesso e di donazione, impreziosite talvolta da dediche autografe degli stessi compositori, amici e familiari; i formati particolari traggono origine da stampe originali con legature a volte decorate da iniziali dorate e incise nei dorsi dei volumi appartenenti alla famiglia come quelle di Ugo Levi, Giacomo Levi, Adolfo Levi etc... Una caratteristica comune a questo vastissimo repertorio sono, inoltre, le copertine illustrate, molte delle quali, disegnate da artisti di cui si è persa ogni informazione. Altre, invece, sono opere di più o meno celebri pittori e grafici dell’epoca che richiamano stili artistici dal naturalismo al satirico, dall’Art Nouveau al Decò con polimorfe tipologie di tecniche di stampa.

Altre caratteristiche presenti in copertina che accompagnano le musiche di casa Levi sono le indicazioni riconoscibili in timbri o adesivi delle librerie o rivendite di strumenti musicali veneziane, ma anche di area triestina, lombarda, francese e tedesca. Queste ci aiutano a comprendere le modalità di fruizione e frequentazione del circolo culturale della borghesia musicale veneziana e mitteleuropea dell’epoca. 

Il fondo comprende anche una panoramica delle case editrici musicali storiche maggiormente celebri, come Carish, Lucca, Ricordi, Schmidl, per quanto riguarda l’Italia, e Cranz, Elkin, Harms, Salabert, per quanto riguarda l’Europa. A cavallo del secolo scorso, questa produzione puntava sulla divulgazione delle musiche ai ceti popolari, con la creazione di collane a basso costo corredata da forme pubblicitarie di commercializzazione e diffusione delle stesse. Gli editori, inoltre, contrassegnavano le musiche sulla copertina apponendo in calce al frontespizio il numero editoriale e il numero di lastra progressivo e, in alcuni esemplari, accompagnati da un timbro a secco per identificare l’esemplare depositato per il diritto di stampa. 

Le edizioni musicali di fine Ottocento sono volte a commercializzare l’uso di singoli estratti delle opere in riduzione per canto e piano o solo pianoforte di cui la Biblioteca Gianni Milner possiede un cospicuo numero di esemplari; inoltre sono conservati i formati oblunghi per le edizioni strumentali e operistiche di casa Ricordi.

È evidente come nei primi anni del Novecento, nella vita di Palazzo Giustinian Lolin, il salotto musicale dei coniugi Levi fosse diventato un luogo d’incontro per molti musicisti, compositori e letterati e figure di spicco grazie anche alla vicinanza delle istituzioni confinanti, come il Liceo Musicale Benedetto Marcello, ora Conservatorio di Musica, e Il Teatro La Fenice o il Teatro Rossini.

Lettere, spartiti e volumi ricchi di autografi documentano le visite a palazzo nel periodo tra il 1916 e 1918 e testimoniano non solo l’amicizia con i Levi, ma anche una profonda ammirazione per la collezione musicale della loro biblioteca. Sono le ‘romanze da salotto’ per voce e pianoforte, scritte da celebri compositori, che contribuirono a diffondere nei salotti borghesi il gusto aristocratico del concerto in casa. 

All’interno della biblioteca troviamo anche musiche desuete. Basti pensare al genovese Giuseppe Felice Checcacci (1886-1951) che compose una polka-mazurka per pianoforte per reclamizzare le proprietà curative del liquore Ferro-China-Bisleri che affianca anche i commentari dell’efficacia di elisir farmaceutico. Una forma pubblicitaria che unisce il prodotto commerciale alla musica e che, in seguito, diventerà una delle forme di comunicazione nelle campagne pubblicitarie di fine Ottocento. 

La fine della prima guerra mondiale, in un contesto pervaso da euforia e smania di divertimento, la danza assume un ruolo di primo piano nella vita sociale e si verifica un conseguente sviluppo dell’industria dell’intrattenimento e delle sale da ballo. Nella raccolta dei Levi sono presenti molte composizioni tipiche del genere danzante e dei suoi derivati, come il fox-trot chiamato anche ‘passo della volpe’ attribuito al nome dell’impresario Harry Fox (1882-1959), uno dei primi ad organizzare degli spettacoli basati su questo ballo a New York.

In questo contesto prende vita anche il charleston, che risponde al desiderio di svago delle persone e, allo stesso tempo, inaugurando nuove modalità di conduzione in cui il partner non è sempre lo stesso ma cambia continuamente. Questo ballo inizia a prendere piede vertiginosamente durante la seconda metà degli anni venti, tanto che compagnie di musicisti di colore e ballerine bianche iniziano a creare e a presentare i loro spettacoli su queste note. L’Europa vede arrivare il charleston nel 1925 con la famosa canzone Yes sir! That’s my baby con le parole di Gus Kahn e le musiche di Walter Donaldson (1893-1947), conosciuto per aver composto le musiche di oltre trecento film.

La musica nel Fondo Levi rappresenta quindi parte integrante del vissuto dei due coniugi. Sicuramente le tendenze di moda che implicavano l’ascolto dei dischi o della radio, la frequentazione dei cinema, le riviste e giornali contribuirono a raffinare le scelte musicali, come nel caso di Tea for Two con le parole di Irving Caesar e la musica di Vincent Youmans (1898-1946), che costituisce uno dei maggiori successi degli anni venti in tutto il mondo. L’esemplare conservato in biblioteca oltre ad essere stato pubblicato da Francis Salabert (1884-1946), conosciuto come editore francese noto per aver pubblicato la musica di Erik Satie e in parte di Arthur Honegger, è stato anche arrangiatore musicale, e trova la sua distribuzione a Venezia con l’editore, librario, fabbricante di pianoforti Ettore Brocco (1891-?). Nella stessa pubblicazione troviamo la copertina a firma dell’illustratore Roger de Valerio (1896-1951) che entra a far parte della collana con una produzione di oltre 2000 copertine. Vi troviamo, infine, la firma di possesso di Emma Ottolenghi (1907-1958), cugina di secondo grado di Ugo Levi. Sono tutti legami di persone che ritroveremo frequentemente nelle raccolta musicale della famiglia.

La potenza delle immagini delle copertine con i grandi nomi della grafica affiancano quindi tipologie di musica negli anni venti e trenta dello scorso secolo con generi ballabili, ma anche legati alla musica per film o per tradizione della canzone popolare, come nel caso di In my Gondola con le parole di Bud Green e la musica dell’italiano naturalizzato americano Harry Warren (1893-1946) vincitore di tre premi Oscar per la miglior colonna sonora. La copertina di questa musica riporta ancora una volta l’editore Salabert di Parigi e l'energia creativa dell'illustratore Roger de Valerio. A differenza dell’edizione originale americana che mostra una scena comica e aneddotica in una Venezia stereotipata, in questa versione francese è emersa un’immagine altrettanto potente di intimità sotto un manto di oscurità veneziana in cui probabilmente non interessava l’esatta morfologia dell’arco di ferro di prua della gondola in cui devono esserci i sei denti del pettine chiamati rebbi che indicano i sei sestieri della città lagunare. Inoltre, sempre nella copertina, viene precisato che la musica è la conseguenza del grande successo internazionale europeo della coppia di ballerini Ernst van Duren e Edmonde Guy.

All’interno della canzone di tradizione popolare e più precisamente veneziana, il compositore Guido Bianchini (1885-1971) ha esercitato un ruolo importante nella costruzione della Biblioteca dei coniugi Levi. Amico di famiglia e fondatore nel 1927 con Erardo Trentinaglia della Società veneziana dei concerti sinfonici e membro del Festival di musica contemporanea a Venezia dal 1930 al 1932, a lui va riconosciuta la donazione di circa settanta composizioni a stampa quasi tutte di matrice di canzonetta o barcarola veneziana pubblicate con gli editori Brocco, Sonzogno, Ricordi, molte delle quali sono corredate da dediche autografe come nella raccolta di Cinque canzoni veneziane edite da G. Ricordi & C. del 1933, in cui viene dedicata a Olga Levi «Alla gentile Signora / Olga Levi / un cordiale omaggio di / Guido Bianchini / Luglio 33» e che raccoglie e testimonia un genere musicale legato alla città veneziana e alla quotidianità del fare musica nelle associazioni musicali, nelle accademie e nei salotti.

A conclusione di questa piccola panoramica, ricordiamo una delle più famose opere del compositore statunitense George Gershwin (1898-1937) Rhapsody in Blue. Composta tra la fine del 1923 e i primi giorni del 1924, per due pianoforti, il musicista la fece diventare una sinfonia completa per orchestra con l’aiuto di Ferde Grofé. Gershwin riuscì a dimostrare che il jazz, genere popolare e prevalentemente da ballo, poteva essere amato anche dalle platee colte ed esigenti, e forse per questo non poteva mancare nella raccolta del Fondo Levi.

 

Claudia Canella

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