L'articolo presenta in maniera imparziale le nuove tendenze nella produzione musicale italiana in ambito cinematografico e generico. Nel Primo Dopoguerra il genere jazzistico, visto dall'autore come distruttore inesorabile d'ogni principio artistico, ha minato le sicurezze della consueta musica italiana, dall'ascolto alla prassi. Visto come mutazione negativa della creazione musicale artistica del primo dopoguerra, il jazz risulta altresì sostenuto dalla maggior parte degli ascoltatori ed amatori musicali, a scapito, secondo l'autore, di una ristretta cerchia di eletti. L'articolo è sintomatico di un pensiero musicale radicato nella tradizione e contrario a qualsiasi cambiamento.