Spettacoli d'oggi

IDENTIFICAZIONE

Tipologia
materiale a stampa
Tipologia specifica
spoglio
Segnatura precedente
FM-2018-044

INFO PUBBLICAZIONE

Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
1932, III, n. 3
Pagina
59-61
Luogo di pubblicazione
Roma
Editore
F.lli De Santis

RESPONSABILITÀ

autore

CONTENUTO

Abstract
Nella premessa a questa sintetica riflessione estetica sul film come forma d'arte Fragapane individua nell'ultimo periodo del muto come l'unica epoca in cui il cinema ha «raggiunto un'unità di azione, una concisione di quadri, un sincretismo di espressione, che si potevano ritenere quasi perfetti». All'origine del problema estetico del cinema vi era la contaminazione con il teatro, musicale e drammatico, e il tentativo, già più volte fallito nella storia delle varie forme espressive, di realizzare l'unione tra le arti; mentre «perfino una sola arte, se vuol farsi intendere con chiarezza, deve stabilire dei piani tra i vari elementi che la compongono». Per indicare rispettivamente il piano dominante tra «teatro musicale», «teatro drammatico» e «cinematografo», l'autore esamina i possibili abbinamenti tra «musica», «parola» e «mimica». Nell'abbinamento di musica e parola si rimane «nella vera natura del teatro musicale», in quanto «la Musica assorbe la parola e […] pone in secondo piano il dramma». Nell'abbinamento tra musica e visione («Cinematografo sonoro e cantato») si ha la staticità del teatro musicale e il dinamismo del film, che assorbe l'attenzione dello spettatore a scapito della percezione della musica che può essere «esclusivamente di commento, di sfondo all'azione cinematografica muta», «genere» preferito dall'autore. Nell'abbinamento tra parola e visione («Film parlato») si ha il «gravissimo inconveniente di vincolare il cinematografo alla tecnica teatrale». Con il suo rifiuto della parola Luci della città (1931) di Charlie Chaplin ha creato «il modello perfetto di spettacolo cinematografico». Secondo Fragapane, in sintesi, le possibilità offerte dal montaggio, come avviene nella sequenza del tentato suicidio di Lucia nella Canzone dell'amore, o dagli effetti visivi e rumoristici, come avviene nella sequenza della morte della madre di Lucia nello stesso film, facevano del cinema un'arte «muta, visiva, sintetica e dinamica» che riusciva a trasfigurare la realtà e lo faceva «assurgere […] a dignità d'arte».

CHIAVI DI ACCESSO

Persone
Film