La voce transumana

IDENTIFICAZIONE

Tipologia
materiale a stampa
Tipologia specifica
spoglio
Segnatura precedente
FM-2020-027

INFO PUBBLICAZIONE

Contenuto in (periodico)
Numero/Annata
VII, n. 62, gennaio 1993
Pagina
36-39
Luogo di pubblicazione
Milano
Editore
De Agostini - Rizzoli Periodici

RESPONSABILITÀ

autore

CONTENUTO

Abstract
L'articolo è dedicato al film Farinelli – Voce regina (1994) del regista belga Gérard Corbiau, sulla vita del celebre cantante castrato settecentesco Carlo Broschi, in arte Farinelli. Cosulich sottolinea che il team del film, di produzione italo-francese, è davvero multinazionale, e che «la multinazionalità scaturisce dalla stessa vita del cantante, la cui attività spaziò per l'intera Europa». La musica usata nel film è tratta dal repertorio tardo barocco. Per oottenere una voce particolarissima come quella di Farinelli, che, come è noto da diverse fonti, aveva un'estensione di tre ottave, sono state registrate separatamente le voci della soprano Ewa Małas-Godlewska e del controtenore Derek Lee Ragin, poi mixate insieme grazie alla tecnologia digitale. Prima di passare alla biografia del cantante, Cosulich propone uno sguardo storico-analitico sul fenomeno delle voci bianche, parlando degli aspetti morali e pratici, delle tradizioni ecclesiastiche e culturali. Il critico definisce la biografia di Farinelli come un'eccezione felice alle solite biografie dei cantanti evirati: non gli mancarono infatti né successo e fama, né rapporti amorosi, ne patronaggio reale. Ai fini della drammaturgia cinematografica – continua Cosulich – il regista ha però inventato un particolare nei rapporti intercorsi tra Farinelli e il fratello Riccardo: che fu proprio quest'ultimo a farlo evirare. Appunto attorno ai rapporti tra due fratelli Corbiau costruisce tutta la trama. Cosulich conclude l'articolo affermando che «il protagonista vero, assoluto rimane la voce».

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